Nostalgia: il dolore dolce-amaro del ritorno a ciò che fu.

A chi non piacerebbe rivivere nel passato almeno per un pò? Godere di quella sensazione di sicurezza, gioia e leggerezza di quei momenti dell’infanzia al parco giochi, di quelle estati lunghissime durante le vacanze da scuola, di quelle notti di natale così calde, magiche e avvolgenti?

Credo che anche se non tutti noi possiamo dire di aver avuto un’infanzia felice ognuno abbia comunque nel cuore qualche momento speciale a cui tornerebbe volentieri, qualche ricordo (dal latino: ‘re’ indietro e ‘cor’ cuore; ovvero richiamare al cuore) immerso in quell’atmosfera emotiva così unica e indescrivibile. Ed è proprio quando questi ricordi si affacciano alla nostra coscienza che arriva lei: la nostalgia (dal greco ‘nostos’, ritorno e ‘algos’, dolore; ovvero Il dolore del ritorno). 

Un dolore spesso dolce-amaro in quanto dato da una fusione particolare tra diverse tonalità emotive; una sorta di dolce tristezza che porta con sé sia l’appagamento per ciò che è stato che il senso di mancanza datoci proprio dal fatto che quello stesso tempo non potrà tornare mai più.

La nostalgia è un sentimento struggente e doloroso ma che allo stesso tempo amplia il panorama della nostra esistenza restituendoci il tempo dell’infanzia, dell’adolescenza, dei luoghi visitati, delle persone amate…e tutto questo finisce per divenire nel tempo parte di noi stessi.

Riappropriarci qui e ora di qualcosa che è stato là e allora ci aiuta a riunire le nostre parti e a ricomporre quel senso di identità che gli eventi traumatici possono aver frammentato in diverse schegge dolorose. In qualche modo, la nostalgia fa da collante alla nostra identità e ci aiuta a proseguire il cammino recuperando le nostre radici.

Se il momento, l’oggetto o la persona ricordata non possono tornare più, possiamo comunque rincontrarli nella memoria finendo così per vivere un tempo che è come se si sdoppiasse in due linee temporali differenti che si intrecciano dando vita ad una dimensione temporale sfumata e sospesa. A questo proposito Proust scrive

“(…) basta che un rumore, un odore già sentito o respirato un’altra volta, lo siano di nuovo, a un tempo nel presente e nel passato, reali senza essere attuali, ideali senza essere astratti”.

Queste invece le parole di Pessoa…

“C’è qualcosa di lontano in me, in questo momento. Sto sulla terrazza della mia vita ma non si tratta esattamente di questa vita. Mi trovo sopra la vita e dal mio punto di osservazione la osservo. Essa si estende sotto il mio sguardo, in terrazzi e declivi, come un paesaggio diverso, fino al fumo delle case bianche dei borghi della vallata. Chiudendo gli occhi continuo a vedere, proprio perché non guardo. Se li apro non vedo più niente, perché non vedevo. Mi sento tutto una nostalgia vaga, non del passato o del futuro, ma una nostalgia del presente, anonima, prolissa e incompresa”.

Questa è secondo me la “magia” della nostalgia.

La sensazione che si prova di fronte a una vecchia foto, nel vedere un film della nostra infanzia, nel rincontrare un vecchio compagno di scuola non si esaurisce nello spazio di un momento, ma fa da ponte tra ciò che eravamo e ciò che siamo, regalandoci la sensazione che la nostra vita abbia avuto un senso, che sia stata carica di esperienze ed emozioni nel bene e nel male, che sia stata una vita degna di essere stata vissuta.

“Allargando lo zoom” ultimamente ho notato quanto la nostalgia abbia un ruolo centrale non solo a livello soggettivo ma anche a livello collettivo nella nostra cultura; solo per citare alcuni esempi: sono molti i film che si rifanno a epoche passate, le piattaforme di intrattenimento digitale continuano ad inserire i grandi classici nelle loro programmazioni, diverse serie tv attuali vengono ambientate nel passato per far rivivere agli spettatori quelle atmosfere e quegli oggetti che popolavano le loro infanzie e adolescenze, moltissimi sono i gruppi social che ruotano attorno agli oggetti di culto e ai giocattoli degli anni 80, il ritorno del vintage tocca tantissimi ambiti dalla moda alla musica… e la lista potrebbe andare vanti ancora per molto.

 

La nostalgia, sia livello soggettivo che nella sua dimensione collettiva, si configura come una grandissima risorsa per noi perché tranne quando degenera in altro (ad esempio prendendo la deriva del rimpianto e del rimorso divenendo così una chiusura regressiva che comporta un disinvestimento nei confronti del presente e del futuro) rappresenta quella dimensione affettivo/temporale in grado di ricordarci chi siamo stati ieri e chi siamo oggi, dandoci al contempo quel conforto che ci consente di guardare a chi saremo nel futuro con fiducia e speranza.

Anche in questo caso siamo di fronte a due temporalità apparentemente lontane (il passato della nostalgia e il futuro della speranza) che si incontrano in una terza temporalià, il presente, che allarga in questo modo i propri orizzonti e diviene come tridimensionale, ovvero: il presente di chi vivendo ricorda e guarda avanti.

È vero, la nostalgia instaura un paragone infelice tra passato e presente ma ci ricorda anche che ciò che è esistito in passato può, anche se in forma diversa, esistere ancora; è un confortante far ritorno a casa in se stessi e nella propria storia.