La capacità di amare: un brevissimo sguardo al pensiero di Lowen.

Alexander Lowen, psicoterapeuta padre della bioenergetica, rappresenta la personalità come una serie di cerchi concentrici che si formano progressivamente nel tempo, in modo simile ai cerchi che possiamo vedere quando osserviamo un tronco d’albero tagliato.

I cerchi più interni si riferiscono alle prime fasi di sviluppo, quelle più remote e appartenenti all’infanzia; tutti gli altri rappresentano via via la storia più recente.

La parte centrale del tronco, quella più interna, è il nucleo e corrisponde alla sede delle emozioni e delle sensazioni del cuore; è lì che risiede il bambino interiore che è in noi. Da quest’area profonda prendono origine gli slanci affettivi, la nostra apertura al contatto con l’altro, la ricerca dell’intimità emotiva e fisica, nonché la possibilità stessa di amare ed essere amati.

Questa parte viene nutrita e si sviluppa attraverso l’accudimento amorevole che il bambino può sperimentare nell’infanzia dalle sue figure di attaccamento. Sarà proprio da lì che si potranno poi generare i nostri sentimenti d’amore e anche di fiducia nell’altro e nella vita. Questa parte centrale è anche la parte più autentica e incontaminata della personalità, un nucleo umano positivo e primario, scevro da ogni sorta di  condizionamento esterno.

La parte più periferica, che corrisponde al cerchio più esterno, è quella dove prevalgono le spinte dell’Io, ad esempio: la tendenza all’indipendenza, all’autoaffermazione, alla separazione, al potere, che si sviluppano più avanti nel tempo.

In una personalità sana e integrata, queste due aree (quella più nucleare ed interna e quella più periferica ed esterna) sono separate da un’area che le differenzia ma che le tiene anche in contatto, in modo che possano costantemente comunicare, bilanciarsi e moderarsi a vicendevolmente.

Potremmo dire che quest’area di mezzo ha la funzione di ponte e consente uno scambio costante ed equilibrato tra le due parti.

In questa situazione, l’impulso ad amare che nasce nel nucleo interno (il cuore), può essere veicolato armoniosamente verso l’esterno; il che è come dire che il bambino interiore ha la possibilità di aprirsi all’amore e andare verso l’altro perché può contare su di una parte adulta che lo accompagna nel mondo e nelle relazioni.

In una personalità frammentata e non integrata (a causa di carenze/traumi affettivi precoci che possono essere di varia intensità) la zona centrale ed intermedia, che ha la funzione di ponte, si inspessisce, perde di permeabilità e le due parti subiscono così una separazione, una scissione che non gli consente più di comunicare e collaborare.

Il cuore rimane così come incapsulato, ingabbiato e la possibilità di amare ed essere amati viene compromessa. Naturalmente, maggiore è l’intensità del trauma/carenza affettiva e maggiore è la barriera che separa il cuore della parte bambina dall’Io della parte adulta.

Vi è però anche un’altra possibilità: se nella persona le spinte del cuore della parte bambina sono molto intense, queste possono finire per bypassare completamente la parte dell’Io adulto e riversarsi così nel mondo (e verso l’altro) senza la moderazione e il bilanciamento necessari: la persona finisce così per amare in modo infantile e la sua parte bambina si ritrova sola perchè non può contare sulla protezione dell’Io adulto.

Se nella prima condizione abbiamo un cuore inaridito e l’incapacità di aprirsi all’amore, nella seconda condizione abbiamo il rischio di naufragare travolti da un amore immaturo e scriteriato.

Come spesso accade, queste due condizioni apparentemente così lontane non sono altro che due facce della stessa medaglia e possono anche alternarsi nella stessa persona.

Amare in modo pieno e maturo implica la capacità di essere in contatto con la nostra parte più profonda e bambina e al contempo con quella più esterna e adulta, in un armonizzazione tra razionalità ed emotività, tra mente e cuore, tra dentro e fuori, nell’accettazione della nostra intrinseca vulnerabilità.