R.A.I.N. è un acronimo nato nell’ambito della psicologia buddista e sta per: Riconoscimento, Accettazione, Investigazione, Non identificazione. Per questo approccio sono infatti questi i 4 passaggi della trasformazione consapevole delle difficoltà che possiamo incontrare nella nostra vita. A questo acronimo mi sono permesso di aggiungere “Fermati” e “Agisci”.
Guardiamo ogni elemento uno alla volta
Fermati
Fermati sta a significare: quando una qualunque esperienza interna supera una certa soglia e si fa sentire attirando la tua attenzione, rallenta fino a fermarti. Potrebbe trattarsi di un dolore fisico o emotivo, di una sensazione spiacevole, di un pensiero disturbante. Qualunque cosa sia, fermati.
Riconoscimento
Il riconoscimento è il primo passo della trasformazione. Quando ci troviamo in difficoltà dobbiamo prima di tutto essere disposti a vedere la realtà esattamente così com’è. Il Riconoscimento ci consente di uscire dalla negazione e dall’illusione. Ogni volta che neghiamo una nostra esperienza interna si genera in noi sofferenza. Quando neghiamo la nostra insoddisfazione, la nostra rabbia, il nostro dolore, la nostra paura; soffriamo. Si genera sofferenza anche quando neghiamo i nostri veri valori, i nostri desideri e le nostre ambizioni. Grazie al riconoscimento diamo un nome all’esperienza che stiamo vivendo e ci spostiamo dall’illusione alla realtà, dall’ignoranza alla consapevolezza e, in ultima analisi: alla libertà.
Accettazione
L’accettazione è il passo successivo; accettare ci consente di rilassarci e di aprirci di fronte alla realtà che abbiamo davanti agli occhi. Abbiamo bisogno dell’accettazione perché il riconoscimento può e generare in noi una resistenza, un sorta di desiderio che le cose siano diverse da come sono. Ricordiamoci che accettazione non vuol dire rassegnazione o passività e non significa affatto che non si possa lavorare per migliorare le cose, ma solamente che ad ora le cose stanno così, punto. Si tratta quindi di un passo attivo e coraggioso nel processo della trasformazione.
Investigazione (con curiosità e gentilezza)
Se il riconoscimento e l’accettazione ci fanno riconoscere e accettare la difficoltà che stiamo vivendo, con l’investigazione ci addentriamo in una visione più profonda. Ad esempio: con l’investigazione sul corpo cerchiamo di focalizzare l’attenzione sulla zona in cui possiamo avvertire quella difficoltà: potrebbe essere nel petto, alla bocca dello stomaco, alla gola, e così via. Potrebbe trattarsi di una sensazione di calore, di contrazione o di pesantezza…Investighiamo con curiosità e gentilezza su come prendiamo contatto con queste zone, se con un senso di resistenza oppure di consapevolezza, notiamo se si intensificano, se si spostano, se si espandono, si modificano, si ripetono, si dissolvono o si trasformano. Indaghiamo poi il tono generale della sensazione: è piacevole, spiacevole o neutra? Notiamo se gli andiamo incontro con consapevolezza o se tendiamo a fuggire. Osserviamo quali pensieri e immagini si associano a questa difficoltà e prendiamo consapevolezza di tutti i giudizi e le convinzioni che stanno in noi. Notiamo se la difficoltà espande o contrae il nostro stato mentale e anche se ci sembra sotto il nostro controllo oppure no, quasi come se godesse di vita propria. Notiamo tutto questo.
Non identificazione
Infine notiamo fino a che punto ci identifichiamo con la difficoltà che stiamo provando. Non identificazione significa smettere di scambiare l’esperienza per ciò che siamo. Praticando la non identificazione ci chiediamo “È questo ciò che sono realmente”? naturalmente la risposta è no, e allora siamo liberi di lasciar andare e di dimorare in pace nella consapevolezza.
Per rendere più chiaro questo concetto, facciamo un esempio con il cielo: mettiamo che tu sia il cielo, identificarti con la tua esperienza (sensazioni, pensieri, emozioni, impulsi all’azione) sarebbe come pensare che tu sia le nuvole, i lampi o le tempeste che ti attraversano. Non identificarti significa invece comprendere che tu sei il cielo e che ogni cosa che ti attraversa non è altro che un evento atmosferico transitorio e passeggero; non è il cielo (che è talmente ampio da poter contenere ogni evento atmosferico). Con la non identificazione noi non siamo più la nostra esperienza, ma diveniamo i testimoni dell’esperienza (sempre transitoria e mutevole) che avviene in noi.
Agisci
Arrivati a questo punto, ci siamo fermati, abbiamo riconosciuto ciò che ci abitava, abbiamo accettato la realtà dell’esperienza, l’abbiamo indagata a fondo con curiosità e gentilezza e infine, attraverso la non identificazione, l’abbiamo lasciata andare come una nuvola di passaggio . Solo adesso siamo liberi di agire secondo i nostri valori e desideri.
Potremmo anche pensare all’intero acronimo RAIN facendo riferimento al significato del termine in inglese, ovvero, “pioggia”. Lasciamo quindi che la pioggia della consapevolezza cada su tutta la nostra esperienza, proprio come succede in natura quando piove; la pioggia cade su ogni cosa senza distinzione alcuna. E così, passando dalla pioggia, possiamo arrivare al cielo.