Eravamo così tranquilli, tutto stava andando secondo i nostri piani, ma poi, di colpo, nel cuore della notte, c’è stato un grande boato e poi uno forte scossone che ha fatto tremare tutta la casa. Fuori dalle finestre fuoco e fumo, non era possibile vedere e nemmeno capire cosa fosse successo. In quei momenti una strana sensazione di ottundimento quasi a mitigare l’intensità delle alte ondate di paura e panico che arrivavano copiose.
Solo con le prime luci dell’alba e col diradarsi della nebbia abbiamo potuto realizzare che un enorme masso piovuto dal cielo si era schiantato nel nostro giardino, proprio di fronte alla casa. Guardando dalla finestra, i pensieri iniziavano a susseguirsi veloci come le diverse prospettive da cui sembravano arrivare: “Ma in tutti i posti in cui poteva cadere, proprio qui doveva finire?! Che sfortuna!” – “Beh, però, meno male che non ha colpito la casa e ci siamo salvati, che fortuna!”
A interrompere quell’avvicendarsi caotico e cangiante di pensieri è stato lo squillo del telefono: era l’agenzia spaziale che ci informava che per un po’ non avremmo più potuto uscire di casa perché degli scienziati avrebbero dovuto isolare la zona ed esaminare attentamente il meteorite.
Così, per un po’, avremmo dovuto rimanere lì bloccati, noi e il meteorite che si era piazzato proprio davanti a casa, un gran bel disagio!
Col passare dei giorni mi accorgevo però che in base a dove passavo il mio tempo in casa, cambiava anche la percezione di quel disagio. Sia chiaro, il meteorite era sempre lì in tutta la sua possenza, ma c’era qualcosa che cambiava, ed evidentemente doveva riguardare in qualche modo me stesso…
La nostra casa era costruita su tre piani: il piano terra, con delle grandi porte finestra – l’interrato, che aveva delle piccole finestrelle che sbucavano sul livello del giardino – e il piano superiore, al quale c’era anche una bella terrazza.
Col tempo iniziai a realizzare cos’era a cambiare: quando guardavo dalla finestrella dell’interrato, il meteorite copriva completamente la mia vista, praticamente ai miei occhi non esisteva che quello. Quando mi affacciavo alla porta finestra del piano terra, le cose miglioravano un po’, ma la maggior parte della mia visuale rimaneva comunque oscurata da quella grossa roccia piovuta dal cielo. Le cose cambiavano invece di molto quando salivo al piano superiore, da lì il panorama si allargava, mi era possibile osservare il lago, le montagne, i gabbiani, le nuvole, il sole…eppure non cambiava nulla nella realtà esterna, ero solo io che cambiavo il livello dal quale osservavo la realtà.
Qui apro una parentesi:
Potremmo paragonare noi stessi ad una casa: noi viviamo al piano terreno, è quello con cui abbiamo più familiarità, è ben organizzato e funzionale, corrisponde alla nostra consapevolezza di tutti i giorni e spesso pensiamo che non ci sia altro livello che quello. Ma se scendiamo nell’interrato, magari nella cantina, lo scenario cambia: la luce diminuisce, potremmo trovare delle ragnatele, cianfrusaglie, qualche oggetto dimenticato che ci ricorda la nostra storia, vecchie fotografie, archivi vari, bollette o multe non pagate, ma anche qualche piccolo tesoro (come un vino d’annata o un vecchio giocattolo a cui eravamo tanto affezionati da bambini). Salendo invece ai piani superiori, dei quali pure ci dimentichiamo spesso l’esistenza, potremmo invece trovare una ricca biblioteca, lo studio di un musicista o magari l’atelier di un pittore. E salendo ancora potremmo raggiungere un’ampia terrazza dalla quale è possibile godere di una bellissima vista: lì il panorama si fa più ampio fino ad includere montagne, strade, fiumi, laghi, valli, borghi, nuvole, temporali, arcobaleni e di notte anche le stelle e la luna, che ci permettono di capire che siamo un piccolo minuscolo frammento di un universo immenso che sta al contempo fuori e dentro di noi, quasi come noi fossimo una soglia tra due infiniti.
I tre livelli della casa possono essere quindi paragonati a delle zone della nostra struttura psichica: la cantina corrisponde all’inconscio inferiore, il piano terra alla coscienza, e il piano superiore all’inconscio superiore.
A questa lettura voglio però affiancarne anche un’altra: quella che vede nei tre piani della casa anche tre differenti stati di coscienza.
E quindi, in questa prospettiva, la domanda è: “da dove sto osservando quello che mi sta accadendo o che mi è accaduto?; Dalla cantina? dal piano terra? O dalla terrazza?”
Perché se è vero che non abbiamo il potere di evitare che certe cose accadano (e tanto meno di cancellare quelle che sono già accadute), è sempre e comunque vero che abbiamo il potere di scegliere da che livello/stato di coscienza osservarle e questo, seppur faccia una differenza immensa, troppo spesso ce lo dimentichiamo.
Chiusa parentesi.
Ah, magari vi starete chiedendo com’è andata a finire poi col meteorite…gli scienziati hanno fatto i loro accertamenti e ne hanno portato via gran parte, ma un bel pezzo abbiamo deciso di tenerlo per noi, per ricordarci ciò che abbiamo vissuto, per non dimenticare che nonostante quella sofferenza siamo ancora qui e abbiamo anche imparato qualcosa di molto importante. Tra l’altro è stata un’ottima occasione anche per prenderci cura del giardino, da tempo trascurato, e per piantare un bellissimo albero su cui ora si posano gli uccellini a cantare.